Islanda in sella

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Non eri affatto sicura di farcela. Il vento era forte, pioveva, avrebbero cancellato. Presto però ti sei trovata alla fattoria, a provare i copriabiti da pioggia del maneggio, di un bel colore arancio carico, casomai qualche amazzone si perdesse. Heida canticchia e ti aiuta, non richiesta, a indossare il tuo. E’ nettamente più asciutta di te, pur avendo almeno il doppio dei tuoi anni. Trafughi un paio di guanti da un mucchio informe, per un colpo di fortuna son di lusso. Saremo in venti e più, di sicuro non cancelleranno oggi. I cavalli fanno colazione, ti chiedono se sai andare. Con falsa modestia dici “intermediate” e ti assegnano Kleihthur, o almeno questa è la trascrizione del suo nome dall’islandese. Appena monti ne senti il sangue, ma scoprirai poi che non ama galoppare.

Cavalli a colazione

Cavalli a colazione

Aspetti fuori che tutti montino, il vento ti perfora un orecchio e la pioggia mista a neve sembra una tempesta di polvere ghiacciata. Si parte e rimani indietro, lasciando il posto vicino alla guida ai principianti, ma il tuo destriero non ce la fa. Passi avanti e vedi di tutto: staffe che scappano, briglie completamente sciolte, foto scattate al trotto. Ammiri l’Islanda, il Paese dove si può uscire in passeggiata la prima volta che sali a cavallo, dove i cavalli corrono con noncuranza su lastre di ghiaccio, evitando buche e pietre grandi quanto il tuo zaino. Ricordi Diablo, che al Parco di Monza è capace di inciampare nei suoi stessi zoccoli.

Si va e accade quello che non penseresti: i cavalli fanno la gara. Si divertono un mondo, attaccati gli uni agli altri con i principianti che non riescono a tenerli abbastanza, a cercare di superare il primo della fila, che scarta a destra e a sinistra per tenerli indietro, come una piccola mandria. Presto arriva la pausa, scendi e fai qualche foto a Kleihthur, ma quando ti volti, ti rendi conto che in Islanda l’arcobaleno vale doppio, e prende tutto il cielo.

Arcobaleno islandese

Arcobaleno islandese

Vi dividono in due gruppi, veloci contro lenti. Sei nel gruppo dei veloci, e finalmente si va. Kleihthur allunga il più possibile trotto e tolt, difficilmente arriva al galoppo. Ti ascolta molto, ma qualche volta preferisce pensarci su, per vedere cosa fa il gruppo. A te ispira fiducia, come le altre creature islandesi come lui che hai incontrato, capaci di fare cinque andature e di portare via, disperdendole nel vento, quanto di più pesante sedimentava nel tuo animo.

Kleihthur

Kleihthur

Presto si rientra, non piove più ma il vento è sempre forte. Non puoi trattenerti, e gli fai qualche altra foto. Aiuti a portarlo dentro, poi ti avvii verso il pranzo. Conversi piacevolmente con altre giovani, assai più in vacanza di te. Si mangia la minestra di verdura, che condisci con abbondante pane all’aglio, spalmato di burro: devi sempre fare la figura di quella che ha più fame degli altri. Come sempre il caffé abbonda: ne bevi litri, complice la luce del sole, che al mattino non arriva prima delle 9, e che ti rende piacevolmente sonnolenta.

Presto arrivano i cavalieri del pomeriggio; ci sono anche due dee accompagnate da un personaggio indecifrabile. Questa volta ti viene assegnata una creatura più rapida, ‘faster’, dicono, rispetto a Kleihthur. Ruby sembra essere il suo nome, forse ha a che vedere con il suo colore, non trattandosi di una cavallina. In effetti è molto frizzante, e appena di va ricomincia subito la gara, ma riesci a tenerlo bene. Questa volta il gruppo è piccolo, procede nettamente più spedito e si ferma in pausa sopra una piccola cascata.

Ruby

Ruby e la cascata

Vi dividono di nuovo, e vai con i veloci; questa volta siete in due con l’istruttrice, e andate davvero come pazze, sembra di volare mentre il vento fa di tutto per spingervi indietro. Passi per l’ennesima volta nel fiume, e ti sembra di sentire Eraclito, “Nello stesso fiume scendiamo e non scendiamo”. Di sicuro non sai quanto tempo sia passato, inizi a elaborare un piano per scomparire con la creatura prima di dover rientrare, sebbene la tenuta color arancio ti renda facilmente rintracciabile.

Arrivi al maneggio al galoppo sparato, e ricominci a esagerare con le foto; saluti anche altri amici, che non sono andati al lavoro oggi. Alcuni sanno quando stai per fare la foto e se ne vanno, altri si avvicinano curiosi, sperando che dalla macchina fotografica esca una carota. Li osservi divertita nel loro tempo libero in recinto, trascorso per lo più a farsi i dispetti; pensi che la vita di mandria renda anche il loro carattere più solido, rispetto ai nostri cavalli abituati a vivere soli, nel box, e al loro umore ombroso.

Indiana Jones e altri amici

Indiana Jones e altri amici

Thori ti accompagna in città, insieme agli ultimi rimasti. Avrà quasi l’età di tuo padre, e in qualcosa lo ricorda. Anche lui canticchia a vuoto, come la moglie, e ti spiega cosa c’era negli edifici di Reykjavik quand’era piccolo, prima che aprisse quel ristorante. Per qualche ragione, andava spesso in Italia, e ora ha trovato un Paese completamente cambiato. Tu pensi all’apparente serenità di chi ha faticato tutta la vita tra terra e cavalli e ancora non smette, ma poi scopri che si tratta di qualcuno che è andato all’università. E’ solo da noi che voglion farci credere che valga la pena di non studiare, che trovare lavoro non sia compatibile con l’accademia.

Non puoi spiegare come ti senti leggera. Sei ormai certa che anche il pensiero sia materia, in qualche caso materia corrosiva. Non capisci come i teneri amici pelosi abbiano potuto liberarti da tutta quella materia in eccesso che ti portavi dietro. Vorresti aver fatto qualcosa di altrettanto generoso per loro, che li facesse sentire altrettanto bene, ma non sai bene come. Rimani sempre stupita dalla generosità degli equini.

Tutte le foto della giornata si trovano qui.

10 thoughts on “Islanda in sella

  1. Che bellissimo post, Zanzana!
    Viaggiare (non a un villaggio Valtur, eh!) e’ un’ottima medicina e consente di vedere le cose da una prospettiva diversa.
    L’Islanda deve essere bellissima. E’ nella mia lista. 🙂 E che bello vedere un doppio arconaleno, succede davvero di rado!
    Stai bene, Zanazana.

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